Roads of Arabia: meraviglie e tesori dell’Arabia Saudita

“Viaggiare nel deserto significa camminare nella nostra solitudine per imparare a dar valore anche alle piccole cose.”

(Romano Battaglia – Giornalista e scrittore )

Si sta svolgendo in questi giorni a Roma, nella splendida cornice delle Terme di Diocleziano, una bellissima mostra dedicata ai più importanti reperti archeologici e documenti provenienti dall’Arabia Saudita.

L’importanza della mostra, che durerà fino al prossimo 1 marzo, è data oltre che dalla bellezza e rarità dei 450 oggetti esposti, anche dal fatto che questo evento è nato per festeggiare l’apertura dell’Arabia Saudita al turismo, avvenuta in via ufficiale ad ottobre 2019. Fino a questa data era possibile visitare questo bellissimo ed affascinante paese solo per motivi di lavoro o religiosi.

Contrariamente alla nostra visione culturale, basata su città, paesi, borghi, la cultura della Penisola Araba nasce e si sviluppa attraverso i viaggi, gli scambi, la contaminazione fra le diverse culture del bacino dell’antico medio oriente.

Sono le carovane di uomini e merci che, attraversando la penisola araba da nord a sud, da est ad ovest per il trasporto di beni e sostanze preziose (ad esempio Mirra ed Incenso), percorrono le rotte di terra che favoriscono il contatto fra le genti, gli usi, le credenze delle regioni circostanti, come Mesopotamia ed Egitto, e di lontane città come Roma. Su queste strade secolari, dopo la nascita dell’Islam, saranno ricalcate le vie dei pellegrinaggi alle città sante di Mecca e Medina.

Una cultura nata grazie a viaggi, strade, tempi lenti a cui ti obbligano distanze, cammelli e deserti, curiosità, scambi… quale tentazione migliore per un Travel Blogger, in cerca di mondi, storie e destinazioni da raccontare?

La Mostra Roads of Arabia

Le più antiche tracce lasciate da insediamenti umani nella penisola arabica sono rappresentate da utensili in pietra risalenti a circa 1,3 milioni di anni fa. Subito ci troviamo di fronte una piccola sorpresa che inizia a scardinare le nostre convinzioni su questo paese: circa 10.000 anni fa, l’Arabia era caratterizzata da un clima umido. La sua vegetazione rigogliosa, i laghi profondi, le paludi fertili e l’abbondanza di selvaggina attrassero qui non solo cacciatori e raccoglitori, ma anche pastori nomadi provenienti dalle regioni del Mediterraneo orientale. Un luogo fertile, dove si praticava agricoltura, allevamento, caccia e pesca. Un piccolo paradiso naturale, come testimoniato dai numerosi fossili dell’ area dell’Edge of the World (Jebel Fihrayn)

Un migliaio di anni dopo, quando il clima tornò a essere progressivamente più secco, queste popolazioni ripresero a praticare uno stile di vita più nomade, e la Penisola Araba iniziò a diventare luogo di scambi con Egitto e Mesopotamia, in cerca di Incenso e Mirra, spezie necessarie alle elaborate cerimonie religiose di questi due popoli..

Su questa dorsale carovaniera, percorsa per ragioni mercantili, da uomini, prodotti ed anche idee, si svilupparono luoghi di sosta e mercato e poi città i cui reperti possono essere ammirati nelle diverse sezioni della Mostra.

Dall’Isola di Tarut, una delle più vaste oasi di palme da datteri dell’Arabia nord-orientale, da cui provengono una grande quantità di recipienti finemente lavorati, segno di rilevanti relazioni commerciali con la Mesopotamia. A Tayma, uno dei principali siti archeologici della regione, che deve la sua ricchezza proprio alla sua collocazione sull’antica via dell’Incenso, che univa l’Arabia meridionale alla Siria e alla Mesopotamia a nord, all’ Egitto e al Mediterraneo. Sempre lungo la Via dell’Incenso sorgeva Qaryat al-Faw, situata ai margini del Quarto Vuoto (Rub’ al-Khali), nel punto d’incontro di diverse vie commerciali che collegavano il sud con il nord-est dell’Arabia. Il suo mercato, i templi, il cimitero, dislocati tra rigogliosi boschetti di palme, valsero al sito l’appellativo di Dhat al-Jnan (citta paradisiaca).

Oltre al commercio di prodotti locali, come incenso, mirra e spezie, lungo le vie carovaniere della Penisola Arabica si commerciavano anche prodotti provenienti dal Corno d’Africa, dall’India e dalla Cina, realizzando nel tempo una enorme rete commerciale controllata da diversi popoli e tribù avvicendatisi nei diversi periodi storici. Tuttavia la base organizzativa delle comunità nomadi e sedentarie lungo il percorso rimase inalterata: gli abitanti delle oasi fornivano alle carovane, acqua e foraggio; i mercanti regolavano il commercio e gli scambi dei prodotti locali, i pastori nomadi si offrivano come guide e capi carovana e, in tempi di pericolo, come scorta armata ai convogli.

Scopriamo così che un’area che nei nostri libri di storia è per secoli considerata “minore” rispetto alla gloria di Roma, o sede di personaggi leggendari come la mitica “Regina di Saba“, in realtà fu, nel silenzio del deserto, un ponte economico e culturale fra oriente ed occidente.

Testimoni del valore culturale del territorio della Penisola Arabica sono i 5 siti “Patrimonio dell’Umanita UNESCO”, che l’Arabia Saudita può vantare e che meritano, naturalmente, di essere oggetto di un viaggio: il sito archeologico di Al-Hijr (Mada’in Salih), il più grande sito conservato della civiltà dei Nabatei a sud di Petra in Giordania; il Distretto di al-Turayf ad al-Dirʿiyya, prima capitale della dinastia saudita, fondata nel XV secolo, nel cuore della penisola arabica, a nord-ovest di Riyad, odierna capitale del Regno; il centro storico di Gedda, porta della Mecca, situato sulla sponda orientale del Mar Rosso. Fin dal VII secolo d.C. importante porto per le rotte commerciali nell’Oceano Indiano e porta d’ingresso per i pellegrini musulmani alla Mecca che arrivavano via mare. Il sito di arte rupestre della provincia di Ha’il dove si ammirano rappresentazioni di figure umane e animali che coprono 10.000 anni di storia, l’ Oasi di Al-Ahsa, un paesaggio geoculturale unico e un esempio eccezionale di interazione umana con l’ambiente.

L’Islam

Con l’avvento dell’Islam, nel VII secolo, La Mecca divenne il cuore religioso e spirituale del mondo islamico. Il profeta Maometto (Pace e Bene Su di Lui, come è consuetudine nel mondo mussulmano augurarsi) nacque infatti alla Mecca nel 571 d.C. Nel 622 d.C. Maometto partì per Medina, nota anche come Yathrib, situata a più di 300 km dalla Mecca, per andare a predicare la nuova religione. Il memorabile viaggio dalla Mecca a Medina (Egira) segna l’inizio del calendario islamico.


Nel 631 d.C. i musulmani fecero ritorno alla Mecca e vi introdussero l’Islam. Alla fine del VII secolo, la rapida espansione dell’Islam oltre i confini dell’Arabia determinò l’esigenza di una complessa rete viaria in grado di accogliere la folla di pellegrini in visita alla Mecca. Le strade su cui un tempo avevano viaggiato le merci destinate a terre lontane furono sostituite da nuovi itinerari diretti alla città santa. Lungo alcune delle vie principali furono costruiti di conseguenza nuove stazioni di sosta, pozzi e centri di rifornimento.
Il difficoltoso viaggio di andata e ritorno dalla Mecca poteva durare mesi, a volte persino anni. Per sopperire in parte alle spese, i pellegrini portavano con sé beni trasportabili come ceramiche, vetro, oggetti in metallo e stoffe da poter scambiare o vendere, nei mercati lungo il percorso.

La Mostra Roads of Arabia, naturalmente ci accompagna anche in questa nuova fase storica ed i reperti archeologici lasciano spazio ad oggetti di uso più tradizionale, quali armi, vestiti, legati a volte ai passatempi tradizionali quali ad esempio la Falconeria. In questa fase l’arte si esprime anche attraverso la meravigliosa bellezza della calligrafia che trasforma frasi e parole del Corano, in fregi e decorazioni.

Il presente ed il futuro dell’Arabia Saudita

L’ultima parte della mostra “Roads of Arabia” è dedicata ai progetti futuri del Regno dell’Arabia Saudita. Come abbiamo già detto in precedenza, solo dal 2019 il paese si è aperto al turismo culturale, naturalmente rispettoso di una storia, una religione ed una cultura bellissima ma diversa dai nostri canoni.

Parallelamente il governo ha avviato un nuovo Progetto “Vision 2030” finalizzato ad affrancare lo sviluppo di questo paese dai soli proventi petroliferi. Nell’ambito di questa nuova strategia di valorizzazione dell’Arabia Saudita, la cultura e la valorizzazione del territorio avranno un ruolo primario e fondamentale (e questo dovrebbe insegnare qualcosa anche ai responsabili della nostra politica culturale…).

Verranno realizzati nuovi musei, dedicati alla valorizzazione del patrimonio architettonico e dell’artigianato tradizionale, e adeguati e modernizzati quelli esistenti. L’attenzione sarà concentrata sulle attività culturali e su nuovi programmi didattici, che sviluppino nelle comunità locali e nei giovani una consapevolezza del valore del proprio territorio e della propria cultura, migliorandone anche le capacità di accoglienza turistica. In questa prima fase di apertura al turismo restano fruibili ai soli credenti mussulmani le città sante di La Mecca e Medina, ma il resto del territorio con le bellezze di cui la Mostra “Roads of Arabia” offre ai visitatori ottime anteprime, saranno fruibili, naturalmente con curiosità, rispetto ed attenzione che meritano luoghi e tradizioni così millenarie.

Informazioni pratiche

La mostra Roads Of Arabia è visitabile fino al 1 marzo 2020, all’interno della visita al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, negli orari e costi indicati dal sito del Museo (clicca qui)

Coloro che, come noi, fossero curiosi ed interessati a visitare in futuro l’Arabia Saudita, possono consultare la SEZIONE TURISMO, del sito dell’AMBASCIATA DELL’ARABIA SAUDITA IN ITALIA (clicca quì) per avere tutte le informazioni in merito.

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