Frascati (Roma): dalle Fraschette della tradizione alla Wine Experience

A Roma, vale più un bicchiere de Frascati, che tutta l’acqua der Tevere.

(Antico proverbio romano)

Parlare di Vino Frascati a Roma è come parlare di un vecchio amico, di quelli che conosci bene, con i quali sei cresciuto, con i quali hai spesso condiviso le gioie da festeggiare e i dolori, spesso di cuore, da dimenticare.

In una città per secoli influenzata e governata dalla religione, piena di quaresime, veglie, preghiere, processioni, santi patroni, novene, il vino, l’osteria e la fraschetta, hanno spesso rappresentato l’unica forma di divertimento e di allegria socialmente accettato o almeno pazientemente e bonariamente tollerato.

Per i cittadini dell’Urbe, l’osteria anzi, l’hostaria con l’h, rappresentava in concreto quello che per noi sono i “social”, un luogo abbastanza libero, dove complice il vino nascevano rapporti meno formali fra le persone, si superava facilmente la rigida divisione in classi sociali della Roma papalina, poteva scappare qualche “parola critica in più” verso il governo, da addebitare naturalmente ad un bicchiere di troppo.

Certo anche in osteria, come sui social, potevi incontrare i tuoi haters e spesso l’esperienza non si concludeva “bannando” il soggetto ma a “lama de cortello”, limitata però solo a ferire e non ad uccidere l’avversario, perchè se esageravi ed il malcapitato moriva erano guai seri. Se eri un popolano finivi tra le braccia amorevoli di Mastro Titta, il boia di Roma, se eri nobile o amico di nobile, venivi bandito da Roma e dallo Stato della Chiesa.

Dire quindi vino a Roma o dire “Frascati” era ed è, come usare un sinonimo. Nei secoli il vino Frascati divenne protagonista della storia della Roma papalina e ne influenzò usi, costumi, economia. Le oltre mille Osterie del territorio, che affascinavano gli osti romani, i nobili e i visitatori di passaggio, erano quasi tutte proprietà dei produttori locali di vino, e, intorno ad esse, nacquero riti e costumi che sono arrivati fino al secolo scorso e sono spesso stati immortalati da artisti famosi e meno famosi.

A questo proposito va evidenziato che, nella tradizione e nel linguaggio romano, osteria e fraschetta non hanno lo stesso significato. La Fraschetta deve il suo nome, probabilmente, alle capanne di frasche che i vecchi cittadini di Tuscolo, costruirono nella zona di Frascati dopo essere fuggiti dalla loro città, distrutta dai romani e dall’Imperatore Enrico VI, intorno al 1200.

Con il tempo la “frasca” indicò in maniera semplice ma efficace, l’insegna del luogo o della cantina dove il produttore vendeva direttamente al cliente il vino di propria produzione. Normalmente per comodità il produttore metteva delle panche e dei tavoli dove gustare il vino più comodamente e più abbondantemente, ma non era previsto un servizio di cucina e se volevi mangiare qualcosa, dovevi portartelo tu da casa o andare in una osteria, dove invece il servizio prevedeva proprio vino e cucina.

Nel tempo questo successo produttivo e commerciale, portò ricchezza al territorio dei Castelli romani e la villa a Frascati divenne uno status symbol dell’aristocrazia romana. A partire dalla seconda metà del XVI secolo, alcuni tra i più importanti personaggi della corte pontificia fecero erigere a Frascati le loro residenze estive, splendide dimore di rappresentanza, Villa Aldobrandini, Tuscolana – La Rufinella, Lancellotti, Falconieri, impreziosite dalle opere dei migliori architetti e artisti dell’epoca, come Bernini, Borromini, Della Porta, Maderno, Cavalier d’Arpino, Domenichino, Pier Leone Ghezzi.

Successo mondano che si completò nel 1856, quando Papa Pio IX inaugurò la prima linea ferroviaria dello Stato Pontificio: la Roma – Castel Gandolfo – Frascati, inizialmente limitata alla tratta fino a Colonna.

Al successo mondano, artistico ed economico del territorio non si collegò, purtroppo, un parallelo miglioramento dell’immagine del vino di Frascati, che rimase per secoli un vino percepito come “popolare” quindi economico e di basso profilo. Buono per le osterie o per i ristoranti della periferia romana ma non per una cena importante o un ristorante del centro storico di Roma.

Al contrario, dentro un bicchiere di Frascati Doc, o di Frascati Superiore DOCG, magari Riserva, si nascondono tanta passione, tradizione ed attenzione che generazioni di produttori locali hanno messo per migliorare la qualità enologica di questo magnifico vino.

Pensate che già nel II secolo a.C. Marco Porcio Catone nel De Agricoltura, fissava le prime norme sulla vinificazione del Frascati e nel VI secolo d.C. Anicio Tertullo, l’allora signore di Tusculum, creò un nuovo impianto per la crescita delle viti sostituendo l’olmo, dove solitamente si faceva ramificare la pianta, con un palo, detto “passone”, anticipando in questo modo i metodi di viticoltura moderni.

Per tutelare la qualità di questo prodotto nasce nel 1949 il Consorzio Tutela Denominazione Vini Frascati.

Il Frascati è infatti una tipologia di vino la cui produzione è legata al rispetto di uno specifico disciplinare di produzione, che si fregia della Denominazione di Origine Controllata, Doc, sigla che lo lega alla sua specifica origine geografica.

Il disciplinare di produzione della Doc Frascati è entrato in vigore il 1° di novembre del 1966, ed è stata una tra le prime denominazioni di origine controllata in Italia.

Il vino Frascati, per essere a denominazione di origine controllata, deve essere ottenuto dalle uve dei vigneti aventi, nell’ambito aziendale, la seguente composizione varietale: Malvasia bianca di Candia e/o Malvasia del Lazio (Malvasia puntinata) minimo 70%; Bellone, Bombino bianco, Greco bianco, Trebbiano toscano, Trebbiano giallo, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 30%. Le altre varietà di vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Lazio, presenti nei vigneti, possono concorrere fino ad un massimo del 15% di questo ultimo 30%.

Norme ancora più qualitativamente stringenti sono previste per il vino Frascati Superiore DOCG, un vino paglierino, dagli intensi profumi floreali, dal sapore ricco e sapido, accompagnato da un retrogusto morbido e vellutato valorizzato grazie alla pressatura soffice delle uve, e l’accurata selezione delle differenti frazioni di mosto, e naturalmente, per il Frascati Superiore DOCG Riserva, ricavato dalle uve di vecchi vigneti, alle quali, per mantenerne intatti i profumi vengono aggiunti gli ultimi acini della vendemmia tardiva del mosto. In questo modo il vino “Riserva” regala al palato il sapore di un carattere unico e sorprendente, un gusto pieno dall’intrigante spettro aromatico, fragrante e fruttato

Proprio il Consorzio di Tutela ha organizzato in questi giorni per il nostro Blog Giroviaggiando e per altre prestigiose testate enologiche ed enogastronomiche, la visita delle principali cantine del territorio alla scoperta delle nuove produzioni enologiche di quest’anno.

Noi, con la nostra sezione di turismo enogastronomico “Girogustando“, ne abbiamo visitate tre: l’Azienda Vinicola Casale Vallechiesa, il Merumalia Wine Resort e la Cooperativa di agricoltura sociale Capodarco. Durante questo affascinante percorso di scoperta, che stiamo per raccontarvi, ci siamo anche dedicati una magnifica pausa gastronomica al Ristorante Belvedere 1933 di Frascati.

 

Azienda Vinicola Casale Vallechiesa Winery

La Casale Vallechiesa Winery è un’Azienda vinicola che prosegue in maniera ininterrotta una tradizione familiare di oltre un secolo.

L’Azienda, riserva una grande cura a tutto il processo produttivo, dal vigneto alla bottiglia finale, con una particolare attenzione all’innovazione qualitativa.

L’azienda Casale Vallechiesa, di oltre 13 ettari, si trova nel cuore del territorio del Frascati e proprio il Frascati, Doc e Docg, il Cannellino di Frascati Docg, la Malvasia Puntinata bianca Igt, il Bombino Bianco Igt, il Cesanese Igt ed il Roma Dop, il Syrah Igt, rappresentano alcuni dei vini di maggior rilievo.

Noi, durante la nostra visita, abbiamo degustato:

l’HEREDIO FRASCATI SUPERIORE D.O.C.G., che si fregia di ben 4 grappoli BIBENDA e di 2 Bicchieri della prestigiosa Guida del Gambero Rosso. Un vino deciso e definito nel suo profumo con percezioni di agrumi e fiori gialli, pesca gialla, mela golden, susina e cenni di erbe aromatiche. Il gusto al palato rivela un’ ottima dotazione di freschezza coniugata a saporiti rintocchi sapidi, struttura media e finale agrumato.

SOLO MIA – MALVASIA PUNTINATA I.G.P. LAZIO, realizzato con Malvasia Puntinata in purezza ed anche lui premiato con 4 Grappoli BIBENDA. Anche il suo profumo è percorso da sfumature fruttate di pesca gialla, che vira su delicate note d’agrume e mandorla. Un abbinamento vincente per piatti di pesce e, ad esempio, spaghetti ai frutti di mare.

ANIMA LIBERA – VINO ARTIGIANALE, realizzato, in via sperimentale, con uve selezionate raccolte nella prima decade di ottobre e vinificate con pigiatura leggera e fermentazione integrale delle uve con bucce e raspi per 8/10 giorni a temperatura ambiente.

HEREDIO RISERVA FRASCATI SUPERIORE D.O.C.G, il pluripremiato fuoriclasse dell’Azienda, realizzato con uve selezionate, raccolte manualmente ed invecchiato più di 18 mesi, gli ultimi otto dei quali in bottiglia. Grazie a questo procedimento il suo profumo è potente, intenso e ammaliante nelle note sambuco e acacia che abbracciano insieme note di pesca, marmellata di limone, vaniglia, zenzero e toffee. Ottimo da abbinare anche a carni bianche e formaggi.

Ma l’Azienda Casale Vallechiesa, non si limita a promuovere i propri prodotti con classiche degustazioni ma organizza, per i propri visitatori, Wine Tour personalizzati, dove alla degustazione si abbina la visita ai vigneti ed ad un’antica cisterna romana dove sgorga una sorgente di acqua naturale, vero e proprio paradiso nelle giornate estive.

 

MERUMALIA WINE Resort

L’Azienda vinicola Merumalia, dal latino “vino e non solo“, è un vero e proprio paradiso degli amanti dei cibi km 0 e del vino pregiato, del relax, delle passeggiate all’aperto, Wine Resort e azienda biologica.

La Famiglia Fusco, che ha realizzato l’Azienda, si occupa con passione della produzione di vini da uve autoctone di Frascati, di olio da varietà tipiche dei Castelli Romani e di ospitalità in un casale ormai centenario. La loro filosofia operativa si basa sul principio che i vini debbano essere espressione unica del proprio terreno, del clima e del lavoro svolto in vigna, e che il vigneto debba essere lavorato secondo i principi della sostenibilità e come tali lasciati in eredità alle prossime generazioni. I prodotti di Merumalia, sono quindi tutti certificati BIO dal 2015.

Questa visione maggiormente sociale e conviviale del vino, fa si che l’Azienda abbia un settore di ospitalità agrituristica ed ospiti eventi culturali ed esperienziali come Wine Tours, Cooking Class, Wine Time Building e lezioni di Yoga.

Anche in questo caso, durante la visita abbiamo assaggiato:

8nese Lazio Bianco : l’Ottonese bianco di Merumalia, ha profumo di frutta agrumata: al palato vibrante acidità e lunga persistenza con equilibrata sapidità, ottimo da abbinare a piatti di pesce, sia crudo che cotto. Il vitigno nasce su terreno vulcanico, coltivato nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio.

TERSO FRASCATI DOC, ha sapore sapido e fresco, profumo delicato ed equilibrato, ottimo da abbinare ai classici primi piatti della cucina romana, come carbonara ed amatriciana.

FIANO IGP Lazio Bianco, dal profumo complesso con aromi intensi di frutta ed erbe aromatiche. Il sorso è sostenuto da intensa sapidità e lunga persistenza che ne permette l’utilizzo sia per aperitivi che in abbinamento a piatti di pesce e formaggi freschi. Questo vino ha ricevuto quest’anno le 4 stelle della Guida Touring dei vini più buoni d’Italia.

PRIMO RISERVA, un prestigioso Frascati Superiore Riserva, con intriganti ed ampi profumi fruttati e, all’assaggio, decisa presenza minerale di lunga persistenza. Nasce da uve di Malvasia del Lazio, Greco e Bombino coltivate nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Matura in cantina per oltre 12 mesi ed è il fuoriclasse pluripremiato dell’Azienda Merumalia.

COOPERATIVA SOCIALE AGRICOLTURA CAPODARCO

Agricoltura Capodarco è una cooperativa sociale che si è insediata nel territorio di Grottaferrata più di 30 anni fa. Sorta intorno ad un piccolo nucleo di soci della Comunità Capodarco di Roma, è divenuta negli anni parte integrante del tessuto sociale e produttivo del territorio.

Non deve sorprendere la sua inclusione nel Consorzio di Tutela del Frascati, nonostante sorga nel Comune di Grottaferrata, perchè nella realtà il territorio di produzione del vino D.O.C Frascati, comprende per intero non solo Frascati, ma anche i comuni di Grottaferrata e Monteporzio Catone, il VII Municipio di Roma e una parte del comune di Montecompatri, su una superficie complessiva di circa 8.500 ettari, dei quali circa 1.020 coltivati a vigneto.

La mission della Cooperativa nasce dalla condivisione più ampia dei principi fondanti la Comunità di Capodarco, dove i temi dell’accoglienza e della solidarietà verso e con chi vive in condizione di svantaggio si fondono con un’azione costante, orientata all’inclusione sociale ed all’integrazione lavorativa.

La strada intrapresa in questi anni, che riassume entrambe tali finalità, converge nell’Agricoltura sociale, ambito che utilizza le pratiche agricole al fine di generare benessere per la comunità locale e realizzare interventi di rilevanza sociale rivolti a persone in condizione di disagio.

Nello specifico, le attività connesse all’Agricoltura sociale riguardano l’ambito socio-terapeutico e riabilitativo, quello educativo-didattico, formativo, dell’inserimento al lavoro, dell’animazione territoriale, della promozione del consumo responsabile, della tutela del patrimonio paesaggistico-ambientale. Non è quindi un caso se la Cooperativa, da alcuni anni organizza delle giornate di “Vendemmia aperta“, dove chiunque può partecipare alle attività ed all’esperienza della vendemmia, concludendo la giornata con un allegro pasto di gruppo.

Da questo impegno per il territorio e per il valore della persona nascono produzioni non solo vinicole, ma anche progetti sociali finalizzati alla produzione di altri prodotti, quali ortaggi, olio, miele e biscotti.

Anche in questo caso i vini offerti dalla Cooperativa Agricoltura Capodarco, sono tutti Bio e durante la nostra visita abbiamo assaggiato:

BIANCODARCO Lazio Bianco IGP – senza solfiti aggiunti, prodotto con uva selezionata, raccolta a mano in cassette e vinificata in ambiente a temperatura controllata e senza l’aggiunta di solfiti. Il Bianco così prodotto ha un colore giallo paglierino intenso, al naso risulta deciso aprendosi nel bicchiere in brevissimo tempo e sprigionando aromi dapprima floreali e successivamente fruttati. Al palato esprime con decisione la sua acidità manifestando una freschezza presente per l’arco di degustazione. Ottima persistenza aromatica

PHILEIN FRASCATI SUPERIORE D.O.C.G., di colore giallo paglierino brillante, al naso esprime spiccate note floreali aprendosi successivamente nel bicchiere su delicate note fruttate. Al palato esprime con decisione la sua freschezza e la sua sapidità ripercorrendo le note olfattive con una prolungata persistenza. Un vino di grande intensità ed eleganza.

DON FRANCO Rosso Lazio IGP e senza solfiti aggiunti, unico vino rosso degustato nella giornata e dedicato al Fondatore della Comunità di Capodarco don Franco Monterubbianesi.

Il vino nasce da un’accurata selezione di uve Merlot e Sangiovese, raccolte da vigneti di almeno 50 anni. La vinificazione avviene con uve diraspate, cioè prive di raspo, e non pigiate, che macerano 14 giorni in acciaio a temperatura controllata con rimontaggi soffici al chiuso tre volte al giorno. Successivamente hanno una fermentazione per 15 giorni e durante tutto il processo non vengono aggiunti solfiti.

Questa particolare lavorazione ne fa un Rosso Intenso con riflessi violacei, con sentori di more e visciole. Al palato esprime la rotondità e morbidezza del merlot accompagnata da una buona freschezza; di giusto corpo e con un tannino, non aggressivo, ripercorre le note olfattive.

Il nostro incontro con i responsabili della Cooperativa è terminato con un brindisi con il vino rosso Bio Xenìa, nome con cui gli antichi greci indicavano le sacre leggi dell’ accoglienza garantita allo straniero. Un simbolo quindi della storia di accoglienza dei fragili operata della Cooperativa e che ha avuto nell’agricoltura e nei suoi prodotti, la sua massima espressione sociale.

Rosso Rubino profondo con una delicata unghia granata. Al naso presenta un bouquet che sprigiona dapprima una nota balsamica e successivamente spiccati sentori di rosmarino. Al palato spicca la freschezza, l’ acidità, con un buon equilibrio, un giusto corpo e un tannino vellutato; buona la persistenza. La freschezza dimostra la bontà evolutiva del vino.

Ristorante Belvedere dal 1933

La nostra personale pausa golosa, fra una degustazione e l’altra di questa rilassante giornata, si è svolta presso il Ristorante Belvedere nel cuore storico di Frascati e che deve il suo nome allo splendido panorama che si può ammirare dalla balconata di fronte al locale.

Nato come trattoria “fuori porta”, venne rilevato dalla famiglia Rosica nel 1998 ed è subito divenuto rapidamente uno dei locali più conosciuti della provincia di Roma, grazie alla sua cucina semplice e gustosa ma soprattutto grazie alla meticolosa cura dei dettagli e della qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate.

La cucina è guidata da Alain Rosica, chef originale, appassionato e creativo che ha sviluppato una cucina volta a modulare le infinite varietà e possibilità che i cibi locali tradizionali offrono. Il suo must è proprio “innovare rispettando la tradizione” e un sempre maggior numero di clienti e le nostre foto, possono testimoniare la bontà dei risultati ottenuti. Una piccola testimonianza della sua passione ed attenzione ai particolari è testimoniata anche dai piatti di ceramica personalizzati e realizzati a mano dallo chef, per i suoi clienti e per accompagnare, in maniera cromaticamente armonica, le sue creazioni.

Noi, durante la nostra visita, ci siamo lasciati tentare dalla focaccina ai cereali, con fichi bio e prosciutto di Bassiano, dai tortelli di agnello con erbe della campagna romana, dalle costolette di abbacchio e da un ottimo dessert semifreddo all’amaretto e frutto della passione, di cui abbiamo riportato a Roma un ottimo ricordo.

 

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