L’Istituto Superior de Arte è il cuore dove nasce e si sviluppa l’anima artistica di Cuba.
Un luogo non facilmente visitabile, svelato per il nostro Blog dalla nostra inviata speciale e fotografa Emanuela
Carissimi Giroviaggiatori, questa volta vi porto dall’altra parte del mondo e vi racconto un mio grande sogno realizzato nel 2015, durante il mio primo viaggio a Cuba.
Cuba, da sempre conosciuta al grande pubblico turistico per le meravigliose spiagge, per le bellezze storico architettoniche, per la musica, possiede in realtà un cuore artistico dove nascono, crescono e si sviluppano i sogni ed i progetti di tanti ragazzi ed artisti cubani: l‘ISA, l’istituto Superior de Arte, in cui si apprendono e si sperimentano tutte le innumerevoli sfaccettature di ogni disciplina artistica.
Originariamente si chiamava Escuela National des Artes e la prima volta che ne ho sentito parlare è stato quasi per caso, sfogliando un libro. Incuriosita, ho scoperto che si trova a l’Havana, in periferia e che è il frutto di una collaborazione italo-cubana tra architetti. Qualche tempo dopo, ero ad una mostra fotografica presso il museo InTrastevere di Roma, quando rimango attonita davanti ad una delle foto: l’ISA era davanti a me in tutto il suo splendore. Per me è stato come un segnale, così ho iniziato sia a prendere maggiori informazioni, sia a sperare che prima o poi avrei avuto il piacere di visitarla.
Avete presente quei desideri a cui si pensa come possibili, si, realizzabili, forse? Ecco, uno così. E più approfondivo, più rimanevo stupita, nel vedere quanto valore iconico avesse questo luogo. Si perché “Le Scuole Nazionali di Arte Cubana […] furono costruite sul luogo dove sorgeva il famoso Country club de L’Avana, regno dell’alta borghesia cubana durante gli anni “ruggenti” in cui Cuba era governata da Fulgencio Batista, proprio nel cuore del ricco quartiere di Cubanacàn, poco distante dal centro de L’Avana. Salito a potere Castro il luogo fu totalmente rivisitato, con l’idea forte di trasformare un luogo simbolo del capitalismo e della ricchezza di pochi, in un centro educativo gratuito, aperto a tutti i cubani ed ai giovani dei paesi in via di sviluppo, geograficamente vicino e culturalmente contrapposto ai luoghi dei simboli dell’imperialismo americano, la Florida e Miami.
Nel 1961, Fidel Castro, che voleva per Cuba la più bella accademia d’arte del mondo, commissionò il progetto all’architetto cubano, di nonni italiani, Ricardo Porro (1925-2014), il quale chiamò a collaborare due architetti italiani, Vittorio Garatti (1927) e Roberto Gottardi (1927-2017) (da Il Giornale della Architettura 13.6.2018).
Quindi le Scuole nazionali d’Arte nacquero da un progetto si architettonico, ma anche e soprattutto testimone di forti valori, che venne affidato a tre giovani, ma non inesperti, architetti. Porro concepì le scuole di danza moderna e di arte plastica, Garatti quelle di musica e di balletto e Gottardi quella di arte drammatica.
L’entusiasmo che accompagnò l’inizio del grande cantiere cominciò a deteriorarsi con la crisi dei missili cubani del 1962. Le scuole non apparvero consone con la rivoluzione, visto che il nuovo alleato di Cuba, l’Unione Sovietica, propugnava culturalmente un altro tipo di architettura, pragmatica, anonima, economica e funzionale. Porro, Garatti e Gottardi, accusati di promuovere ideali di espressione individuale, furono costretti a lasciare il paese. La costruzione si arrestò completamente nel 1965 e negli anni successivi il bestiame e la vegetazione s’impossessarono del complesso. Si edificò successivamente, seguendo principi diversi, l’ultimo tassello del complesso, la Residenza degli studenti: una stecca prefabbricata in cemento armato, di matrice sovietica, colorata di azzurro, a creare un interessante contrasto con la natura e con la vicina architettura organica.
L’interesse per il complesso successivamente si deve al critico americano John Loomis che, con il libro “Revolution of Forms” (1999), porta le scuole di Cuba alla ribalta internazionale. Nello stesso anno José Villa, presidente dell’Unione nazionale degli scrittori e artisti cubani, dichiara che il complesso era «l’opera architettonica più importante della rivoluzione cubana». I fratelli Castro si convinsero così che fosse giunto il momento di completare il progetto: il ripristino delle scuole divenne una missione nazionale, guidata dallo stesso ministro della Cultura. I tre architetti furono nuovamente invitati a L’Avana per un incontro in cui discussero varie ipotesi per il restauro. Nello stesso periodo il complesso risultò al primo posto della graduatoria che precede l’inclusione nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità. Ma il governo cubano, a causa della crisi finanziaria globale, sospese nuovamente il restauro da poco iniziato.
Dopo il nuovo oblio per cause economiche, la nuova rinascita, grazie al ballerino cubano Carlos Acosta, stella del Royal Ballet di Londra, che preparando il suo addio alle scene, nel 2011 ha costituito la Fondazione Acosta, finalizzata alla realizzazione di un Centro di educazione artistica che fondesse la danza classica alla contemporanea, riportando il balletto cubano al centro della scena internazionale. Colpito dalla potenza delle Scuole d’arte abbandonate, Acosta ha pensato che queste fossero il posto giusto per realizzare il suo progetto, riuscendo a raccogliere più di due milioni di euro per avviarne il recupero.
Il Ministero della Cultura ha dato nuovamente il via libera per l’avvio delle prime opere, pur fra qualche polemica artistica tra i progettisti, suscitata dalle modifiche proposte da Acosta.
Parallelamente nel 2012, in Italia, veniva attribuito il Premio De Sica, Sezione architettura, a Porro, Garatti e Gottardi e veniva fondato il Comitato Garatti per il recupero della Scuola del balletto e musica e per la Scuola di arte drammatica. Infine, l’Ente di cooperazione italiana allo sviluppo, insieme al Ministero della cultura di Cuba, hanno redatto il progetto per il restauro della Scuola di arti drammatiche. (da Il Giornale della Architettura 13.6.2018).
Guarda caso, pochi mesi dopo, questi avvenimenti, ho “incrociato” il programma di un workshop di fotografia sociale che si sarebbe tenuto proprio in quel dell’Havana e dintorni. Detto fatto: mi sono subito iscritta ed ho chiesto e ottenuto di visitare questo fantastico posto. Vi confesso che dopo tanta attesa e dopo averci fantasticato per anni, quando sono arrivata all’ISA mi sono commossa tanto era l’emozione per il duplice sogno realizzato: toccare con mano la realizzazione pratica di valori in cui, come persona e come artista mi ritrovo, e vedere dal vivo questa meraviglia, fino a pochi mesi prima per me un vero e proprio un miraggio.
Pur se incompiuto, in alcune sue parti “sgarrupato” e preso in ostaggio dalla Natura, l’istituto Superior de Arte è un progetto che mostra tutta la sua bellezza e ricchezza anche ai giorni nostri. Un po’ per le parti che sono già state ristrutturate e che funzionano a pieno ritmo, un po’ per il fascino che queste costruzioni riescono ad evocare anche nelle parti ancora inagibili.
La visita all’ISA richiede, come per buona parte delle strutture statali, un apposito permesso. Grazie alla collaborazione con l’Asociación Nacional Hermanos Saiz, (AHS), organizzazione culturale di Cuba che riunisce e promuove i più importanti scrittori, artisti, intellettuali fino ai 35 anni, abbiamo realizzato questo incontro, accompagnati dai responsabili della Scuola.
Per prima abbiamo visitato la sezione della pittura, incontrando gli studenti/artisti all’opera. I giovani artisti ospitati, non solo studiano ma hanno anche già la possibilità di esporre i propri lavori. Come il ragazzo di 21 anni, che vediamo nelle foto successive alle prese con un grande dipinto, che, nonostante la giovane età, ha già esposto a Miami.
In un’altra sezione della Scuola è stata creata la tipografia, che produce stampe d’autore di altissima qualità e di altrettanto alta tentazione, per me, di riportarne una a casa.
Successivamente abbiamo visitato la sezione delle arti plastiche, girovagato negli spazi comuni, incontrato gli studenti, tra chi correva nei corridoi del complesso centrale e chi si ricavava uno spazio all’aperto e un momento di tranquillità per esercitarsi con il proprio strumento musicale. Denominatori comuni a tutte queste attività artistiche, la maestria, la determinazione e la passione.
L’istituto superior de Arte è, in sintesi, un luogo pieno di arte (e questo può sembrare scontato), di storia, di modernità, di cultura ma soprattutto di gioventù, con tutte le emozioni ad essa connesse: gioia, spensieratezza, speranza, forza. Ed è proprio grazie a queste caratteristiche che questa mia foto è arrivata terza al concorso organizzato durante l’Expò di Milano nel 2015.
Pur essendomi rimasta nel cuore, pensavo che la mia esperienza con Cuba e con questa scuola straordinaria si fosse conclusa con quella visita.
Invece mi sbagliavo: l’ennesimo segnale di questo legame è arrivato proprio di recente: in occasione dei 500 anni dalla fondazione della città dell’Avana (San Cristóbal de La Habana – 1519), la straordinaria esperienza delle Scuole Nazionali d’Arte dell’Avana è stata raccontata all’interno della mostra intitolata “Broken Nature: Design Takes on Human Survival”, allestita nell’ambito della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano.
“La mostra alla XXII Triennale di Milano, visitabile fino al 1 settembre di quest’anno, è l’occasione per conoscere e presentare due recenti progetti italiani che si occupano della rivitalizzazione del complesso delle Scuole d’Arte, inserite nella Watch List del World Monument Fund (2000) e nella World Heritage Tentative List dell’UNESCO (2003). Il primo ha per oggetto la redazione di un Piano di Conservazione e Gestione dell’intero complesso. Il secondo progetto prevede il restauro, il consolidamento strutturale e la rifunzionalizzazione della Scuola di Teatro di Roberto Gottardi. (Per maggiori info clikka qui)
Una ghiotta occasione, quella offerta dalla mostra milanese, per rivedere e visitare nuovamente, almeno con lo sguardo, luoghi ed atmosfere che mi sono rimasti nel cuore. Perchè se “i sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor” quelli di tanti giovani artisti, cubani e non, si sono realizzati nei locali, forse un pò malandati, dell’Istituto Superior de Arte dell’Havana, la vera e propria “alma artistica de Cuba”.