Nemi (Rm): passeggiando dolcemente fra lago, fragole e boschi

“Una mia località prediletta dei dintorni di Roma era il villaggio di Nemi col suo lago che appare all’occhio in fondo a un vasto cratere, circondato da boschi folti. Il giro del lago lungo la strada superiore è una delle più incantevoli passeggiate che si possa pensare: nelle giornate limpide, verso il tramonto, vidi il mare dalle alture di Genzano e me ne rimase un ricordo affascinante e incancellabile.”

(Charles François Gounod, compositore e musicista francese,1839)

 

Per conoscere e scoprire Nemi, bellissimo e piccolo Borgo dei Castelli romani, occorre anzitutto cercarlo. Perchè pur essendo localizzata a pochi chilometri da Roma, Nemi è fuori dalla più famosa direttrice viaria dell’Appia nuova, che tocca Albano, Ariccia ed il dirimpettaio Genzano, ed è immersa in un bellissimo bosco che la avvolge e la difende dal caos e dai potenziali assembramenti turistici delle domeniche “fuori porta”.

E’ così dall’apertura dell’Appia nuova, nel 1780, quando la vecchia via “postale” tra Roma e Napoli, che vi passava, perse di importanza rispetto alla nuova arteria di collegamento. Eppure questo non impedì a moltissimi artisti ed uomini di cultura di visitarla. Tra questi Andersen, Goethe, Stendhal, Byron, D’Annunzio ed il musicista francese Charles Gounod, che, ispirato da una visione notturna del panorama del Lago di Nemi, quì compose la sua celebre Ave Maria.

Già, perchè il territorio di Nemi, sarà anche piccolo e nascosto, ma regala al visitatore che lo raggiunge, la vista del bellissimo lago che proprio dal Borgo prende in nome e che non va confuso, da un turista frettoloso, con il vicino e più grande Lago di Albano. Un territorio che, proprio per la sua bellezza, è stato premiato con la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Un Borgo in cui i bambini possono ancora giocare insieme nelle piazze e nei giardini, senza grandi pericoli dove, grazie ad una intelligente iniziativa del Comune possono scoprire e giocare agli antichi giochi di strada, dimenticando per qualche ora l’amata Playstation.

Il Lago ed il Bosco sono proprio due delle caratteristiche basilari di questo territorio. Il Bosco ne è il cuore principale, tanto da dare anche il nome al Borgo di Nemi, che deriva infatti dal latino “nemus” che significa “bosco”. Non un bosco qualsiasi, ma un bosco sacro dedicato, fin dai tempi pre romani, a Diana, dea dei boschi e delle selve, della luna e delle sue diverse fasi (calante, piena e nascente) e quindi, indirettamente, del ciclo di vita femminile e della sua fertilità.

Un bosco magico e secolare, che ospitava la Dea con il suo tempio, la Ninfa Egeria dopo la fine del suo sfortunato amore con il Re romano Numa Pompilio, e che dava rifugio e momentanea libertà ad ogni schiavo romano che fosse riuscito a fuggirvi ed a divenire il nuovo Re del Bosco. Secondo il diritto romano ogni schiavo fuggito, se ripreso, veniva condannato a morte. L’unica eccezione, in onore della Dea Diana, era riservata allo schiavo che fuggito nel bosco sacro alla dea, avesse battuto e ucciso il Re del Bosco, prendendone il posto e la protezione divina, fino alla sua uccisione da parte di un successivo aspirante… Non oso pensare al mix di gioia per essere momentaneamente salvi e di ansia costante per non essere successivamente uccisi, nel quale vivevano quotidianamente giorno e soprattutto notte, i Re del Bosco. Probabilmente avrebbero considerato inezie i nostri moderni stress quotidiani.

Il Borgo di Nemi

Il paese, come oggi lo conosciamo, cominciò ad esistere solo quando fu edificato il castello, attorno al IX secolo. Nel 1153 papa Anastasio IV concesse il castello ai monaci cistercensi dell’Abbazia delle Tre Fontane sulla via Laurentina che vi si trasferivano in estate, in considerazione della pessima posizione geografica e climatica in cui si trovava l’Abbazia, situata allora al centro di una vallata malarica, dove oggi sorge il quartiere EUR.

Passeggiando all’interno del Borgo scoprirete degli splendidi panorami sul lago sottostante,

ma anche alcuni monumenti e luoghi ricchi di fascino, bellezza e storia:

La parrocchiale di Santa Maria del Pozzo, così denominata perché sorgeva vicina ad un pozzo presso il quale, secondo una tradizione locale, ad alcune fanciulle del paese apparve la Vergine Maria. La chiesa conserva al suo interno una pala cinquecentesca l’effigie della Madonna del pozzo e dei protettori del paese, i santi apostoli Filippo e Giacomo, e un Trittico ligneo della Bottega di Antoniazzo Romano, che rappresenta il Cristo al centro, con san Giovanni Battista e san Giovanni apostolo ed evangelista ai lati.

Sempre all’interno della Chiesa, in una cappella laterale si conservano oggi l’antico (1787) e il nuovo stendardo (1996) processionale della Confraternita del Santissimo Sacramento che dal 1747 cura la manutenzione della Chiesa.

Il Santuario del Santissimo Crocifisso, già di Santa Maria di Versacarro, appena fuori del paese, venne fondato nel 1637 dal marchese Mario Frangipane per ospitare i padri francescani dopo che i padri Cappuccini si erano trasferiti a Genzano.

Inizialmente la Chiesa era dedicata all’immagine sacra della Madonna di Versacarro, conservata al suo interno.  Varie sono le leggende popolari per spiegare questo nome così originale, attribuito alla Vergine Maria. Una prima leggenda fa risalire al sua denominazione ad un tentativo di rubarla, che sarebbe stato sventato dalla svolta improvvisa del carro che la trasportava, il quale avrebbe fatto miracolosamente ritorno a Nemi. Un’altra leggenda, collega in nome al volo dell’icona, la quale avrebbe miracolosamente attraversato il lago su un carro risplendente di sole, dalla chiesa di S. Nicola, presso le rovine del tempio di Diana Nemorense, all’altra riva dove si trovava la Chiesa di Santa Maria, sua prima collocazione.

Come dice il proverbio tra le due litiganti, il terzo gode… e così nel 1669 venne esposto, in chiesa, un Crocifisso ligneo, opera di fra Vincenzo da Bassiano. La tradizione vuole che il frate incaricato di scolpirlo, non riuscisse a realizzarne il volto ed in seguito a digiuno e penitenza l’avrebbe trovato già completato. Da allora il luogo di culto prese nome di Santuario del Crocifisso con buona pace della prima patrona. Il miracoloso crocifisso fu artefice, nel corso degli anni, di numerosi miracoli, come testimoniato dai numerosi ex voto presenti, e beneficiò della visita e della devozione di numerosi Pontefici da Clemente XI nel 1711, a Pio IX, ultimo Papa Re, ai più attuali Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che da questo Santuario pregò per la pace nella Chiesa e nel mondo.

Al centro del Paese sorge Palazzo Ruspoli. Ristrutturato durante il Rinascimento, ha una torre cilindrica attorno alla quale si sviluppa il palazzo baronale. Al suo interno conserva antichi frammenti marmorei e decorazioni a tempera del XVIII secolo opera del pittore Liborio Coccetti, realizzate in vari ambienti, e del XIX secolo.

Nemi: il Borgo delle Fragole

Oltre che per la sua bellezza, il suo bosco ed i suoi incantevoli panorami sul lago, Nemi è conosciuta per la bontà delle sue “Fragoline di Bosco“.

La fragola, nelle sue due varietà (“di stagione” e “rifiorenti”), è, infatti, un prodotto caratteristico di Nemi da secoli: le fragole nemorensi furono cantate e rese celebri dalla famosa canzone in dialetto romanesco ‘Na gita a li Castelli di Franco Silvestri (1926), portata al successo da Ettore Petrolini.

E de fragole ‘n profumo
Solo a Nemi poi sentì

(Na gita a li Castelli – 1926)

Secondo la leggenda, queste fragoline di bosco nacquero dalle lacrime versate da Venere per la morte di Adone, poi trasformate in cuori rossi. Pare che, sempre seguendo le leggende locali, queste fragole avessero dei poteri, come quello di allontanare i serpenti presenti nei boschi.

Quelle di Nemi sono fragole dal colore vivace e dal sapore intenso e vengono utilizzate per diversi tipi di prodotti locali tipici come dolci, tortine, confetture, il liquore fragolino e persino per la birra. Vengono raccolte tra maggio e ottobre e proprio all’inizio di questo periodo, nella prima domenica di giugno di ogni anno, viene svolta la Sagra delle Fragole. Nel 2020 la festa è stata sospesa per le regole sul distanziamento ma, nelle passate edizioni Nemi si riempiva di fiori, e i turisti potevano assaggiare gratuitamente i frutti coltivati lungo le rive del lago di Nemi, tra rievocazioni storiche e balli folcloristici. Cuore dell’evento, era la sfilata delle “Fragolare”, le ragazze del borgo, che per l’occasione indossano l’antico costume della tradizione (gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella di pizzo in testa).

Da alcuni anni accanto alla sagra delle fragole si tiene la Mostra dei Fiori, al termine della quale il fioraio vincitore riceve la Fragola d’Oro, ovvero una fragola ricoperta d’oro tramite bagno galvanico. Nella piazza panoramica del paese, alle fragole è dedicata anche una scultura in bronzo, opera dell’artista internazionale Marco Manzo che racconta proprio il mito delle lacrime di Venere dalla cui unione con unione con il sangue di Adone sarebbero nate le famose fragoline di bosco, simbolo del territorio nemorense raffigurato dall’artista al di sopra di una mano. La fragola, simbolicamente a forma di cuore, è trafitta da una freccia, che rimanda alla dea Diana. Sulla  seconda mano, che si trova affianco, tatuata con lo stile ornamentale, i visitatori potranno poggiare il viso per esprimere un desiderio.

I misteri del Lago di Nemi

Sempre continuando a canticchiare le strofe di “Una gita a li Castelli” scopriamo che “Sotto quer lago un mistero ce sta, de Tibberio le navi so’ l’antica civirtà“.

Possiamo noi, viaggiatori curiosi seriali, tralasciare un lago ed un mistero?

No e quindi indaghiamo e scopriamo che sin dall’antichità, il lago di Nemi fu oggetto di una leggenda riguardante due navi favolose di dimensioni gigantesche, costruite in epoca romana, ricche di sfarzo e forse contenenti dei tesori, che sarebbero state sepolte sul fondo del lago per ragioni misteriose. Tale leggenda prese a circolare probabilmente sin dal I secolo d.C., e poi per tutto il Medioevo, accreditata ogni tanto dal ritrovamento occasionale di strani reperti da parte dei pescatori del lago.

Queste voci e leggende risultarono fondate quando nel 1927 i resti delle due navi, lunghe 70 metri e larghe più di 25, fatte costruire dall’imperatore Caligola, in onore della dea egizia Iside e della dea locale Diana protettrice della caccia, furono ritrovate e poste in un museo, distrutto purtroppo da un incendio nel 1944, durante la seconda guerra mondiale.

La canzone confonde Tiberio con Caligola, ma gli abitanti di Nemi no, tanto da dedicare all’imperatore che tanto amava il loro lago, una erma in bronzo raffigurante Caligola, opera dello scultore Luciano Mastrolorenzi , che durante la nostra visita qualche buontempone ha voluto adeguare alle attuali normative Covid sulle mascherine…

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Commenti

    1. Autore
      del Post
      Lamberto Funghi

      Grazie Giulia. Effettivamente Nemi è un Borgo pieno di sorprese sia collegate alla natura ed ai bellissimi panorami che all’enogastronomia.

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