Rimini: Storia e bellezza anche fuori stagione

Rimini è la vera e più conosciuta Capitale italiana delle vacanze… Dire Rimini è dire Italia, nel senso più nazional popolare del termine, è dire vacanze, sole, mare, amori estivi. E’ la spiaggia dei primi amori, raccontati dai film di Vanzina, è la perla di quella “Romagna solatia” che le canzoni di Raul Casadei descrivono sulle note del “liscio” nelle serate estive o nelle sagre di paese. Rimini è mare, spiaggia, musica, discoteche, divertimento, insomma è il primo sinonimo di estate che viene naturale nelle nostre teste.

Ma se non è estate? Se gli ombrelloni sono chiusi, gli stabilimenti vuoti, le turiste ed i bagnini sono ormai tornati a casa loro, cosa si può fare a Rimini? Vale la pena andarci? O conviene metterla in letargo nei nostri programmi in attesa della nuova stagione estiva?

Questa è la domanda che ci incuriosiva mentre ad ottobre viaggiavamo in treno alla volta di Rimini per partecipare all’evento Meet Your Blogger nell’ambito dell’edizione 2018 del TTG Travel Experience,  uno dei più importanti appuntamenti del settore turistico italiano, che quest’anno ospitava, per la prima volta, anche il nostro Blog Giroviaggiando.

La grande soddisfazione di essere fra i partecipanti era però mitigata dal dubbio di vivere e visitare una città “fuori stagione”, con quella malinconia di fondo che caratterizza i paesi di mare in inverno, pieni di alberghi e negozi chiusi e “manifesti già sbiaditi di pubblicità“, come canta Ruggeri in una delle sue più famose canzoni, il “Mare d’inverno“…

Ma il tempo di scendere dal treno e fare due passi e ci accorgiamo del nostro errore. Rimini possiede un patrimonio storico-artistico di grande rilievo, che comprende chiese e conventi, ville e palazzi gentilizi, fortificazioni, siti archeologici, strade e piazze di interesse storico e artistico.

Questa ricchezza è il risultato del succedersi di 22 secoli di storia, attraverso varie dominazioni: dai Romani, all’Impero bizantino, all’importante ruolo di libero comune e di capitale malatestiana, fino alle dominazioni veneziana e pontificia. Rimini fu una porta storica verso l’Oriente e il sud del Mediterraneo, grazie alla sua posizione geografica e all’importanza del porto, ed anche punto di incontro tra le culture dell’Italia settentrionale e quelle dell’Italia centrale.

La sua importanza “estiva” è quindi solo un tassello di questo mosaico di storia e bellezza. Se è, infatti, vero che sulla sua spiaggia fu realizzato ed inaugurato nel 1843 il primo stabilimento balneare italiano,  che durante il fascismo la città si apri al turismo di massa, con la costruzione di numerosi alberghi, pensioni, villini e l’apertura di colonie marine nelle frazioni periferiche, in realtà la storia di Rimini inizia nel 268 avanti Cristo, quando i romani la edificano con il nome di Ariminum, come punto di collegamento e difesa tra il territorio dell’Urbe, all’epoca repubblicana, e le Gallie, che sempre all’epoca non identificavano solo l’attuale Francia ma un territorio che iniziava dalla pianura padana.

Il confine fra questi due mondi era segnato da un piccolo fiume che ancora oggi scorre a pochi chilometri da Rimini, il famoso Rubicone che tutti hanno studiato almeno una volta nei libri di scuola. Tutti poi ricordano l’episodio affascinante di Cesare che attraversa il fiume con le sue legioni pronunciando la famosa frase “Il dado è tratto” (Alea iacta est). In realtà questa frase premonitrice non fu pronunciata da Cesare sul fiume, ma nel Foro di Rimini, dove il generale tenne un famoso discorso alla folla ed alle sue truppe  motivandole ad affrontare la guerra civile che, con la sua decisione di attraversare il Rubicone, Cesare aveva ormai scatenato.

La guerra, come tutti sappiamo, terminò con il trionfo di Cesare e in ricordo di questo passaggio gli imperatori romani della famiglia Giulio Claudia, eressero a Rimini monumenti dei quali restano tracce importanti, come l’Arco d’Augusto, punto di arrivo della Via Flaminia, il Ponte di Tiberio punto di partenza della Via Emilia e della Via Popilia e l’Anfiteatro.

Ma l’importanza di Rimini non terminò con la fine dell’Impero Romano. Nei primi anni del 1300 la città ospita una delle più importanti scuole di pittura giottesca, che lascia molte tracce pittoriche, oggi in gran parte conservate nel Museo Civico.

Sempre in quegli anni Rimini diventa feudo della Famiglia Malatesta, ospitando una corte fra le più vivaci dell’epoca e  artisti del calibro di Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Roberto Valturio, Matteo de’ Pasti e producendo opere tra le più ammirate del Rinascimento italiano: il Tempio Malatestiano e Castel Sigismondo, una delle più moderne, per l’epoca, opere militari di difesa, realizzata da quel Filippo Brunelleschi, che tutti conoscono per la Cupola del Duomo di Firenze.

Estinta la famiglia Malatesta e terminata la Signoria, Rimini entra a far parte dello Stato Pontificio, ma grazie al suo porto gioca, comunque un ruolo di primo piano nei commerci fra l’italia centrale e l’oriente. Durante il Risorgimento ospita personaggi chiave della nostra storia nazionale, fra i quali Mazzini e Garibaldi ed infine nel 1860 entra, a pieno titolo, nel Regno d’Italia. Nel 1861 arriva anche la ferrovia (Bologna – Ancona) e con essa la nuova vocazione turistica di Rimini, che tutti conosciamo.

Passeggiando in Città

Se come noi, sorpresi ed affascinati, volete fare due passi nel centro storico cittadino, vi invitiamo a seguire questo piccolo itinerario, seguendo tre guide di eccezione:

Con Cesare alla scoperta della Rimini romana ed imperiale:

Chi meglio di Caio Giulio Cesare può accompagnarvi a conoscere i resti romani che la città conserva gelosamente?

Iniziate da Piazza Tre Martiri, che sorge sull’area dell’antico Foro romano dove una statua ed un cippo ricordano il punto esatto del Foro in cui Giulio Cesare, nel 49 a.C, arringò i suoi soldati.

Proseguite poi verso il Ponte di Tiberio, completato nel 21 dopo Cristo. Costruito in pietra d’Istria, il ponte è lungo 62 metri e largo 8,65, ed è composto da cinque arcate di diversa ampiezza. I sei piloni sono obliqui rispetto all’asse del ponte per meglio assecondare la corrente del fiume e assicurare quindi una maggiore resistenza. Una foto di rito e poi nuovamente verso il vecchio foro e l’altro lato della città dove ci aspetta l’Arco di Augusto.

L’Arco di Augusto è il più antico arco romano superstite ed è uno dei simboli di Rimini, fu costruito nel 27 a.C. in onore di Augusto. Sull’Arco sono raffigurate le divinità tutelari della colonia di Ariminum: Nettuno e Minerva sulla fronte interna, Giove e Apollo su quella esterna. Sopra l’Arco era probabilmente collocata una grande quadriga marmorea guidata da Augusto, che fu smantellata nel Medioevo.

Una delle peculiarità di questo Arco è che il fornice era troppo grande per ospitare una porta, almeno per quei tempi. La spiegazione è dovuta al fatto che la politica dell’Imperatore Augusto, volta alla pace, rendeva inutile una porta civica che si potesse chiudere, non essendovi il pericolo di essere attaccati. Non a caso nei tempi meno “sicuri” del medioevo, l’Arco di Augusto fu fortificato e coperto con una merlatura difensiva….

Con Sigismondo Malatesta alla scoperta della Rimini medievale e rinascimentale:

Per conoscere e scoprire la Rimini medievale e rinascimentale non possiamo che farci accompagnare da Sigismondo Malatesta, discusso Signore di Rimini, salito al potere nel 1432, e contemporaneamente spregiudicato capitano di ventura e grande mecenate.

A lui si devono alcune delle più belle testimonianze cittadine dell’arte rinascimentale:

Il Tempio Malatestiano

In realtà questo monumento è il Duomo di Rimini col titolo di Santa Colomba ed è il principale luogo di culto cattolico della città.

Il tema decorativo della struttura è inconsueto per una chiesa cristiana, infatti gli abituali riferimenti religiosi tradizionali sono talmente ridotti e defilati da sembrare a prima vista del tutto assenti.  Sigismondo Malatesta volle questo edificio unicamente come sepolcro suo, per la sua stirpe e per i dignitari a lui vicini, quale enorme monumento celebrativo di sé stesso e della sua casata, prevedendo una iconografia articolata in un complesso linguaggio proprio del paganesimo: da qui la denominazione Tempio.

Ciò contribuì al peggioramento dei rapporti con il Papa dell’epoca, il senese Pio II Piccolomini, già critici prima della costruzione della “chiesa”, a causa delle precedenti campagne militari ostili a Siena, che il Malatesta, valente capitano di ventura, aveva guidato al soldo dei rivali Fiorentini. Rapporti che, dopo la costruzione di questo “Tempio assai poco cristiano” degenerarono fino alla scomunica nel 1460.

In realtà il Tempio Malatestiano è solo una manifestazione di una raffinata cultura di tipo neoplatonico, intellettuale e idealistica, intenzionalmente lontana dalla realtà religiosa. Sigismondo infatti, come molti altri personaggi rinascimentali, univa nel suo carattere la forza e la spregiudicatezza del comandante militare e l’amore per la filosofia, l’arte ed il mecenatismo.

Nelle intenzioni di Sigismondo il Tempio doveva narrare e testimoniare la gloria e la potenza della famiglia Malatesta. Ne seguì invece il declino… Dopo la sconfitta da parte del Duca Federico da Montefeltro nel 1460, i lavori furono interrotti e mai più ripresi, come dimostra la facciata rimasta incompleta e la tomba di Sigismondo che non si trova nelle ricche cappelle malatestiane del Tempio ma sul retro del muro di ingresso, in una zona buia e scarsamente visibile da parte dei molti turisti che ogni giorno visitano il Tempio.

Castel Sigismondo

Non ebbe miglior fortuna il possente castello fatto costruire da Sigismondo. Pur completato e costruito con tecniche militari avanzatissime ed a “prova di artiglieria” nulla potrà per difendere gli ultimi esponenti dei Malatesta dalla fine della loro Signoria e dal ritorno della città allo Stato Pontificio.

La costruzione iniziò il 20 maggio 1437 alle ore 18.48. Il momento della fondazione fu deciso da Sigismondo sulla base di calcoli elaborati con precisione dagli astrologi di corte e la costruzione durò 15 anni.  Castel Sigismondo era un complesso di grandiose dimensioni, simile ad una cittadella fortificata e interamente circondato da un enorme fossato asciutto. È nota attraverso i documenti storici l’esistenza di passaggi sotterranei percorribili a cavallo che comunicavano direttamente con l’esterno e di trabocchetti con pozzi a rasoio, utilizzati dai Malatesta per liberarsi di qualche scomodo avversario.

Completiamo la nostra passeggiata rinascimentale dando un’occhiata  al Palazzo dell’Arengo, nel cui salone si riuniva nel medioevo l’Assemblea cittadina. Sotto i suoi portici invece, secondo una tradizione medievale, i debitori insolventi erano  obbligati a battere per 3 volte il loro sedere nudo,  su una petra o direttamente per terra urlando ad alta voce “cedo bonis” ovvero “cedo i miei beni” per estinguere il debito. Da questa curiosa e “dolorosa” tradizione medievale sopravvive il detto dialettale “restare con il sedere per terra” che nel gergo dialettale di molte regioni indica proprio rimanere economicamente senza soldi e beni…

Con Federico Fellini alla scoperta della vera anima romagnola e riminese

Lasciamo Sigismondo Malatesta ai suoi sogni di gloria infranti ed in conpagnia del grande regista Federico Fellini scopriamo la vera anima riminese e romagnola da lui resa celebre in tanti film ambientati nei luoghi e nelle atmosfere riminesi: i Vitelloni (1953), 8 e mezzo (1963 e premio Oscar nel 1964), i Clowns (1970) e Amarcord (1973 e Premio oscar nel 1975).

Come abbiamo visto, visitando con il nostro Blog gli Studios di Cinecittà (Clicca qui per leggere il post su Cinecittà) in realtà tutte le scenografie furono realizzate nel mitico Studio 5, ma in tutti i suoi film  Fellini ha narrato la propria dimensione della memoria riminese.

Oggi la memoria riminese di Fellini è affidata al borgo di San Giuliano un antico quartiere popolare dove Fellini nacque e che oggi gli rende omaggio con numerosi  murales che ricordano il grande regista ed i suoi film.

 

 

 

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Scrivimi su lamberto.giroviaggiandoblog@gmail.com

 

Commenti

  1. * X

    Grazie Lamberto sempre stupendi I luoghi che visti ricchi di molteplici argomenti storici artistici culturali ..un saluto *Anna*

    1. Autore
      del Post
      Lamberto Funghi

      Grazie Anna, continua a seguire il nostro Blog Giroviaggiando e mandaci i tuoi consigli per migliorare 😉

  2. Erica

    Sono felice che la mia Rimini ti sia piaciuta, ha tanto da offrire al di là della stagione estiva e piano piano si sta facendo scoprire e conoscere!
    A presto!
    Erica

    1. Autore
      del Post
      Lamberto Funghi

      Grazie Erica, sicuramente Rimini offre molto di più della semplice movida estiva per cui è famosa. Purtroppo esigenze di spazio non mi hanno permesso di raccontare le molte altre bellezze culturali, enogastronomiche e storiche che Rimini “fuori stagione” riserva a chi decide di visitarla. 😉 Non escludo di trovare una piacevole “scusa” in redazione per scrivere nuovamente sull’argomento. Complimenti per il tuo Blog ed un personale saluto alla tua Barbie portafortuna. 😉

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